giovedì 4 giugno 2020


PROF. IN QUARANTENA


3..2...1… parte il countdown per ultimo giorno di scuola… No! Quest’anno il conto alla rovescia per l’ultima campanella non ci sarà, perché la campanella la signora Rosanna ha smesso di suonarla da un pezzo. Abbiamo abbandonato l’edificio scolastico il 5 marzo, sono passati esattamente 93 giorni. Tante le definizioni che si sono susseguite: lockdown, quarantena, fase 1, fase 2 … ma ora siamo finalmente tornati alla nostra vita di sempre? Per niente! Nonostante le istituzioni vogliono farci credere il contrario, perchè fino a quando non si potrà tornare “fisicamente” a scuola non ci sarà “realmente” scuola.
Il giro di parole può risultare infelice, ma fa capire appieno l’importanza  del vivere la scuola in presenza, la condivisione, la collaborazione, la solidarietà, la partecipazione, gli elementi che fanno della scuola un luogo di formazione culturale e morale.
Non tutte queste varianti si verificano a distanza, o almeno, non nel modo che noi vorremmo. Eppure ce l’abbiamo messa tutta, la nostra Dirigente con la sua grinta e caparbietà ci ha spronato a non mollare mai, a sperimentare nuove metodologie e forme di apprendimento e grazie all’instancabile assistenza del prof.re De Simone, abbiamo realizzato tanto, senza farci mai trovare impreparati alle richieste che giungevano dal Ministero.
Come insegnante spero tanto che di questo periodo - come per la didattica in presenza - ricorderete non solo la noia di una lezione di grammatica, ma anche il divertimento di un lavoro di gruppo nel creare un viaggio virtuale, l’entusiasmo nei gruppi whatsapp per creare feste di compleanno a sorpresa, la condivisione per la selezione dei testi per i nostri podcast.
Nella Didattica a distanza avete vinto voi, si legge in tanti post che girano sui social e lo ribadisco io in questo mio testo. Non sono ipocrita, si sa bene che il messaggio non è arrivato a tutti gli alunni, c’è chi è andato in tilt, chi ha fatto della distanza l’elemento per nascondere la propria svogliatezza, ma anche chi - e sono tanti - ha capito bene le lezioni di resilienza che abbiamo fatto attraverso la lettura e si è impegnato a dare il meglio di sè, a rispettare regole DaD e consegne nei tempi, a recepire ogni proposta didattica con lo stesso entusiasmo che aveva in presenza.
Forse un giorno ripensando a questo periodo alla domanda “Come hai superato lo stress psicologico della pandemia del 2020?” io risponderò “grazie ai miei alunni!”. Proprio così, perché come insegnante, e ancor prima come donna, moglie e mamma, ho avuto le stesse vostre paure, insicurezze, dispiaceri, ma dovevo rimuoverle perché il mio scopo era quello di dar forza a voi, di farvi sorridere e stare insieme, anche solo per pochi minuti dietro uno schermo.
L’anno prossimo a settembre non ritroverò una parte di voi, rimarrà quell’amaro in bocca di non aver salutato gli alunni delle terze così come avrebbero meritato. Tuttavia, la verità è che forse non è necessario un saluto, empaticamente l’incontro è avvenuto e farete per sempre parte dei miei ricordi, come spero io dei vostri, per i sorrisi o per i rimproveri, questo sarete voi a deciderlo ;-)
Così come abbiamo fatto per tutto il triennio, non posso salutarvi diversamente che con un “dono” poetico. Mi fa piacere condividere con voi e, soprattutto indirizzare a voi, questi versi del cantautore belga Jacques Brel:

Vi auguro sogni a non finire
e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri perché il merito e il valore di
ognuno spesso è nascosto.
vi auguro di resistere all’affondamento,
all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura , alla vita,
all’amore,
perché la vita è una magnifica avventura e niente e nessuno può farci
rinunciare ad essa, senza intraprendere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la
felicità è il nostro vero destino.

Vi auguro buona vita, che le esperienze future possano essere condizionate positivamente dal percorso scolastico che abbiamo condotto insieme.
Prof.ssa Sara Pitocchelli