giovedì 4 giugno 2020


PROF. IN QUARANTENA


3..2...1… parte il countdown per ultimo giorno di scuola… No! Quest’anno il conto alla rovescia per l’ultima campanella non ci sarà, perché la campanella la signora Rosanna ha smesso di suonarla da un pezzo. Abbiamo abbandonato l’edificio scolastico il 5 marzo, sono passati esattamente 93 giorni. Tante le definizioni che si sono susseguite: lockdown, quarantena, fase 1, fase 2 … ma ora siamo finalmente tornati alla nostra vita di sempre? Per niente! Nonostante le istituzioni vogliono farci credere il contrario, perchè fino a quando non si potrà tornare “fisicamente” a scuola non ci sarà “realmente” scuola.
Il giro di parole può risultare infelice, ma fa capire appieno l’importanza  del vivere la scuola in presenza, la condivisione, la collaborazione, la solidarietà, la partecipazione, gli elementi che fanno della scuola un luogo di formazione culturale e morale.
Non tutte queste varianti si verificano a distanza, o almeno, non nel modo che noi vorremmo. Eppure ce l’abbiamo messa tutta, la nostra Dirigente con la sua grinta e caparbietà ci ha spronato a non mollare mai, a sperimentare nuove metodologie e forme di apprendimento e grazie all’instancabile assistenza del prof.re De Simone, abbiamo realizzato tanto, senza farci mai trovare impreparati alle richieste che giungevano dal Ministero.
Come insegnante spero tanto che di questo periodo - come per la didattica in presenza - ricorderete non solo la noia di una lezione di grammatica, ma anche il divertimento di un lavoro di gruppo nel creare un viaggio virtuale, l’entusiasmo nei gruppi whatsapp per creare feste di compleanno a sorpresa, la condivisione per la selezione dei testi per i nostri podcast.
Nella Didattica a distanza avete vinto voi, si legge in tanti post che girano sui social e lo ribadisco io in questo mio testo. Non sono ipocrita, si sa bene che il messaggio non è arrivato a tutti gli alunni, c’è chi è andato in tilt, chi ha fatto della distanza l’elemento per nascondere la propria svogliatezza, ma anche chi - e sono tanti - ha capito bene le lezioni di resilienza che abbiamo fatto attraverso la lettura e si è impegnato a dare il meglio di sè, a rispettare regole DaD e consegne nei tempi, a recepire ogni proposta didattica con lo stesso entusiasmo che aveva in presenza.
Forse un giorno ripensando a questo periodo alla domanda “Come hai superato lo stress psicologico della pandemia del 2020?” io risponderò “grazie ai miei alunni!”. Proprio così, perché come insegnante, e ancor prima come donna, moglie e mamma, ho avuto le stesse vostre paure, insicurezze, dispiaceri, ma dovevo rimuoverle perché il mio scopo era quello di dar forza a voi, di farvi sorridere e stare insieme, anche solo per pochi minuti dietro uno schermo.
L’anno prossimo a settembre non ritroverò una parte di voi, rimarrà quell’amaro in bocca di non aver salutato gli alunni delle terze così come avrebbero meritato. Tuttavia, la verità è che forse non è necessario un saluto, empaticamente l’incontro è avvenuto e farete per sempre parte dei miei ricordi, come spero io dei vostri, per i sorrisi o per i rimproveri, questo sarete voi a deciderlo ;-)
Così come abbiamo fatto per tutto il triennio, non posso salutarvi diversamente che con un “dono” poetico. Mi fa piacere condividere con voi e, soprattutto indirizzare a voi, questi versi del cantautore belga Jacques Brel:

Vi auguro sogni a non finire
e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri perché il merito e il valore di
ognuno spesso è nascosto.
vi auguro di resistere all’affondamento,
all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura , alla vita,
all’amore,
perché la vita è una magnifica avventura e niente e nessuno può farci
rinunciare ad essa, senza intraprendere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la
felicità è il nostro vero destino.

Vi auguro buona vita, che le esperienze future possano essere condizionate positivamente dal percorso scolastico che abbiamo condotto insieme.
Prof.ssa Sara Pitocchelli


mercoledì 6 maggio 2020


Diario di una quarantena – Una giornata da prof.
“Corona virus time”


“Buongiorno prof.” “Arrivederci prof.”, “Grazie prof”, “Prof. Vi sono arrivati i miei compiti?”, “Prof mi sentite?”, “Prof. Non sento nulla”, “Come state prof.”, “Prof. La videocamera non funziona”, “Prof. scusate ora li faccio i compiti” , “Happy Easter prof.”, “VVB prof.”
il nuovo lessico della DAD in tempo di corona virus:
cartelle, documenti, meet, consegna , aggiungi, restituisci, jamboard, moduli, link, video lezioni…...parole che invadono schermi, salotti, cucine , camerette, giorni frenetici e tesi;
gli schermi dentro le vite: tutto è cambiato, nulla è cambiato;
pur tanto distanti, pur dietro uno schermo basta un sorriso, una battuta, una richiesta di aiuto, un’esplosione di gioia, una parola buona e il filo si annoda di colpo, di nuovo…….siamo noi , siamo quelli di sempre , solo sospesi, solo  in attesa , pronti a ripartire , pronti a riabbracciarci, pronti a riempire aule, corridoi, cortili….con la speranza nel cuore….
E per dirla con la mitica Queen Elizabeth II:
“We will be with our friends again,
  we will be with our family again,
  we will meet again”.

Prof.ssa Agata Santorsola

domenica 3 maggio 2020


RINGRAZIARE VOGLIO PER…
Nel 1964 J. L. Borges scrisse “Altra poesia dei doni”, con la quale ringrazia la natura, la razionalità algebrica, la perseveranza di Ulisse, insomma fa un elenco di doni senza ordine gerarchico. Leggetela


Altra poesia dei doni di Jorge Luis Borges

Voglio rendere grazie al divino

per l'amore, che mi permette di vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il duro diamante e l'acqua libera,
per l'algebra, palazzo di esatti cristalli,

per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare senza un'antica meraviglia.
Per il mogano, il cedro e il sandalo,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che dona il suo colore e non lo vede,
per l'arte dell'amicizia,
per il mare, che è un deserto splendente
per il nome d'un libro che non ho letto

per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e dell'isola di Manhattan,
per il mattino in Texas,

per l'odore medicinale degli eucalipti,
per l'abitudine
che ci ripete e ci conferma come uno specchio.
Per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o  in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d'Assisi, che già scrissero la poesia,
per il fatto che la poesia è inesauribile
e non giungerà mai all'ultimo verso
e muta secondo gli uomini…

Il poeta conclude dicendo:
Ringraziare voglio
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e non arriverà mai all’ultimo verso.

Ordunque, perché non proseguire nella scrittura di questa ode alla vita, in un momento difficile come quello attuale?
Possiamo condividere parole di speranza, che ci danno sollievo ed evitare quelle parole di negatività che ci portano sempre a lamentarci per alcune cose, tra cui restare a casa.
Alla fine ci siamo accorti che restare a casa è servito per noi stessi e per il bene degli altri; qualcuno ha dato sfogo  alle proprie passioni, ha coltivato interessi… Ci siamo scoperti inventori di passatempi, cuochi eccezionali e allo stesso modo mangioni d’ogni sorta di cibo, lettori curiosi; abbiamo ascoltato musica e cantato con gli altri e per gli altri, e tanto altro ancora, ognuno di noi con le proprie caratteristiche.
Noi docenti dell’Istituto Comprensivo di Macerata Campania, abbiamo risposto all’emergenza della pandemia interagendo coi nostri alunni, facendo sentire la nostra vicinanza,  implementando o migliorando la didattica a distanza, senza per questo voler sostituire l’emozione di una lezione dal vivo in classe con l’insegnamento attraverso il web.
E così crediamo di dover ringraziare la vita, prima di ogni cosa, per il fatto di esserci nonostante tutto.
Vogliamo dire grazie al nostro Dirigente Scolastico, prof.ssa Antonietta Maiello, che ci ha spronati fin dall’inizio. Se siamo riusciti a far sentire la nostra vicinanza a tutti gli alunni del Comprensivo di Macerata Campania lo dobbiamo alla sua guida che, come un capitano, durante il viaggio ha avuto meravigliose parole di gratitudine per il suo equipaggio.

Vi invitiamo a proseguire con il vostro grazie…ognuno di voi potrà aggiungere emozioni riportando la propria esperienza personale attraverso la sua forma di ringraziamento!

È bello dire grazie e sentirsi vicini e lo facciamo in un momento dell’anno in cui, tra le tante persone, si ringraziano anche gli insegnanti!
#RingraziaUnDocente
#SettimanaItalianaDell’Insegnante
#TeachersMatter
4-10 maggio 2020



lunedì 20 aprile 2020


DIARIO DI UNA QUARANTENA - GIORNO 44




16 aprile 2020

Caro diario,
è da un po' che non ti scrivo. Oggi è il compleanno di una mia cara amica, Francesca. Noi della classe insieme alla nostra insegnante Pitocchelli abbiamo deciso di organizzarle una piccola festa di compleanno nella videolezione di italiano. Si, adesso ci possiamo vedere solo tramite uno schermo. È da più di un mese che ci ritroviamo immersi in questa terribile situazione. Come già ti ho detto svariate volte, siamo tutti in quarantena. Possono uscire di casa solo i nostri genitori per andare a fare la spesa o per lavoro. Noi ragazzi dobbiamo rimanere nelle nostre abitazioni e non possiamo incontrarci e guardarci negli occhi. A tutti manca questo. Tutti ci sentiamo in trappola, chiusi in una scatola sperando che qualcuno la apra al più presto. Sicuramente abbiamo dei passatempi ma non è come prima. E non sarà mai più come prima, perché questa esperienza ci sta cambiando. Quando decideremo di uscire, quando tutto questo sarà finito, non lo daremo per scontato ma penseremo: “Quanto sono fortunata, posso uscire!”
A volte penso…se noi siamo sfortunati e siamo tristi, le persone che hanno i loro cari in ospedale e non possono nemmeno dare loro l’ultimo addio come si sentono? Non riesco nemmeno a pensarci.
La nostra classe, come tutte del resto, non ne ha passate sempre delle belle. Non siamo la classe più unita e più bella di tutte, ma siamo la terza A e lo saremo per sempre. Questa situazione non ci permette nemmeno di trascorrere gli ultimi mesi in cui possiamo stare insieme. Non ci permette di vivere a pieno questo percorso, che è stato bellissimo, ma se avessimo avuto la possibilità di concluderlo come si deve, sarebbe stato incredibile! Quante cose ci sono state private. Dalle cose più divertenti come la gita di cinque giorni, ai semplici abbracci e le chiacchierate che ci fanno sentire meglio, ci fanno sentire vivi.
Guardare negli occhi il tuo compagno, il tuo insegnane era così bello! Ricordo gli sguardi dei professori. Quelli delle interrogazioni, quando con i loro occhi ti travolgono e ti spingono a continuare e poi … i miei preferiti, quelli che sanno darti conforto, che ti fanno sentire bene quando tutto sembra che vada storto. Tutto questo mi manca.
Ecco, come al solito mi sono un po' dilungata! Ti ho scritto per raccontarti altro…oggi è il compleanno della mia amica Francesca e le organizziamo una festa un po' particolare. I piccoli gesti sono importanti in situazioni come queste. Francesca è molto sensibile e, come tutti noi, in questo momento si sente disorientata. Mi auguro che il nostro gesto d’affetto nei suoi confronti possa essere per lei la luce del sole, la passeggiata che non può fare.
Ricordo che qualche anno fa il giorno di Pasqua sembrava una giornata di pieno inverno, invece quest’anno che non possiamo uscire c’è stato un sole più bello di una giornata di agosto. Ma non è questo l’importante. Quello che davvero conta è che tutti stiamo bene, cosa che sembra un po' difficile da quanto si vede ai telegiornali.
Se dovessi trovare un aggettivo per descrivere Francesca…direi particolare. È una ragazza che può passare inosservata, ma la verità e che lei nasconde dietro la sua corazza di originalità e stravaganza una forte sensibilità se le parli può insegnarti tante cose. Tutti possono insegnarti qualcosa. E noi, in questi tre anni, abbiamo imparato davvero tanto.
Ora devo andare, la videolezione sta per iniziare e corro a fare gli auguri alla mia compagna.

la tua Miriam

mercoledì 15 aprile 2020

DIARIO DI UNA QUARANTENA - GIORNO 43


Caro diario,
oggi ti vorrei parlare di un argomento molto bello: l’amicizia.
L’amicizia è un sentimento che nasce tra due o più persone, ma per me è molto più di questo. Per me l’amicizia è una cosa bellissima, perché sapere che c’è una persona al tuo fianco che ti vuole bene è davvero una sensazione splendida. Per me un amico è colui che c’è sempre per te, che è sempre pronto ad allungarti la mano se tu ne hai bisogno. Un amico è colui che è sempre sincero con te, che difende il tuo nome in tua assenza. Per me amicizia significa esserci sempre per l’altro, restare nei momenti bui, volersi bene a vicenda, perché l’amicizia è un sentimento reciproco. Secondo Cicerone alla base di un’amicizia ci deve essere fiducia, ed io concordo pienamente con lui.  Per dimostrare ad un amico il bene che gli si vuole non c’è bisogno di comprare regali costosi, perché secondo me, è meglio un abbraccio sincero. I veri amici non si vedono sempre dai baci e dagli abbracci, perché possono essere abbracci o baci sinceri come falsi. I veri amici si notano nelle situazioni più complicate, perché ci sarà chi sarà pronto a scappare e chi pronto a tenderti la mano. I veri amici sono come le stelle, non sempre le vedi ma sai che ci sono. Insomma, come si dice, “chi trova un amico trova un tesoro”.  Ultimamente, però, la situazione è un po’ cambiata, a causa del Coronavirus. Per far sì che questo virus non si diffonda più siamo tutti costretti a stare in quarantena. Per questo, non potendo uscire, non possiamo vedere più i nostri amici. Ormai ci vediamo solo in videochiamata e ci sentiamo solo tramite messaggi. I miei amici mi mancano molto, mi manca abbracciarli, sentire le loro voci dal vivo, guardarli negli occhi.
Però, caro diario, grazie a questa quarantena ho capito che la routine che vivevo prima non era così scontata come sembrava. Mi mancano i miei amici, andare a scuola… ma so che quando tutto questo finirà e ritornerò a fare le cose che facevo prima darò molto più peso ad esse.
Ora devo andare, alla prossima caro diario! ☺.

Sabrina Polvere

venerdì 3 aprile 2020

DIARIO DI UNA QUARANTENA - GIORNO 30



Caro diario,
Giorno 30. È già un mese che siamo rinchiusi in casa e la cosa che più ci manca è la libertà che avevamo una volta. Prima di questa pandemia non pensavamo che la scuola ci potesse mancare così tanto, ma in questi ultimi giorni si è dimostrato il contrario. Facendo le videolezioni ci stiamo rendendo conto che ci mancano un sacco i nostri professori e i nostri compagni, con i quali in questi ultimi tre anni abbiamo condiviso numerose esperienze … perché dobbiamo fermarci così? Queste saranno le ultime settimane che staremo insieme e poi ognuno prenderà la sua strada e questa pandemia ci ha tolto un pezzo della nostra vita.
In questi giorni di quarantena ci stiamo annoiando a morte, gli unici momenti che per noi sono "felici" sono quando facciamo le videolezioni perché in quell'oretta possiamo rivivere le sensazioni di un tempo, anche stando lontani. Sappiamo anche noi che l'Italia sta affrontando un brutto periodo, per cui è importante stare a casa per poi riabbracciarci in futuro e rivivere giornate come le trascorrevamo prima, giocando a calcio oppure scherzando e divertendoci con i nostri amici di sempre.
Se facciamo tutti quello che ci viene chiesto di fare (e la cosa non è difficile, alcuni post sui social ironizzano sul fatto che ai nostri nonni fu chiesto di andare in guerra, noi dobbiamo semplicemente starcene buoni sul divano!) potremo ritornare a scuola e incontrare nuovamente i nostri amati amici e professori.
E poi, cerchiamo di vedere in ogni cosa il lato positivo, stando a casa ci godiamo un po' i nostri genitori che di solito vediamo poco e poi, nel mondo grazie a questo virus l'inquinamento e lo smog si sono ridotti drasticamente.
Ora dobbiamo lasciarti, è stato bello parlare con te. Ciao, ci vediamo domani.

Emilio, Davide, Luigi

giovedì 2 aprile 2020


DIARIO DI UNA QUARANTENA – GIORNO 29


Caro diario,
siamo arrivati anche al ventinovesimo giorno di quarantena. È quasi un mese che siamo lontani dalla quotidianità di una volta, quando potevamo uscire di casa, vedere i nostri amici, i nostri cari ma, soprattutto, quando potevamo sentire l’odore della libertà e il calore delle persone a cui tanto teniamo. Non avremmo mai pensato di stare così tanto tempo a casa, lontani da tutto e da tutti. Tuttavia, lo stiamo facendo per una giusta causa. Stiamo parlando di un’intera popolazione che può essere in pericolo se non rispettiamo le regole che sono state emanate dal governo.
Siamo tutti angosciati e stanchi di vedere intorno a noi solo le mura di casa, non poter uscire dalle nostre abitazioni ci opprime. Tutto il mondo sta vivendo questo problema. Ci rendiamo conto però, che non possiamo pensare solo a quello che ora non possiamo più fare. Questo periodo deve essere considerato una pausa, un modo per riflettere sulle nostre azioni, le nostre scelte e per crescere. Dobbiamo essere solidali nei confronti di tutti e dobbiamo restare a casa per non far del male a noi stessi e ai nostri cari.
Questo è uno dei momenti in cui la storia ci dimostra la sua ciclicità e il modo in cui l’uomo deve sbagliare e affrontare questo tipo di situazioni per imparare cose nuove, per migliorarsi e per migliorare la nostra grande comunità. Proprio così, ci rialzeremo tutti più forti di prima, più forti di sempre.
Tutto finisce, così come anche i momenti brutti come questi, quando tutto sembra non avere un ordine e non riusciamo a gestire questa situazione semplicemente perché non eravamo preparati per questa battaglia. Questo momento deve servirci per apprezzare maggiormente le cose che abbiamo e, forse,  pian piano ci stiamo riuscendo.
Le giornate sono monotone, è come fare una collezione di libri tutti uguali. Che senso ha leggere lo stesso libro? Non abbiamo più quelle emozioni, quei momenti che ci cambiavano la giornata rendendocela diversa. Quando la sera ti rilassavi e pensavi ai tuoi errori, alle tue buone azioni e a momenti che avevano reso la tua giornata più particolare. La particolarità, la diversità ci manca.
Ci viene in mente la poesia “Sereno” di Giuseppe Ungaretti. La frase “dopo tanta nebbia a una a una di svelano le stelle” può essere perfettamente associata a questo momento così difficile. Dopo tanta paura e tanta difficoltà ritorneremo ad essere felici e di questo momento resterà solo il ricordo di un ostacolo superato con coraggio grazie al contributo di tutti perché, anche se siamo distanti, i nostri cuori sono vicini e combatto assieme.
Ora dobbiamo lasciarti amico nostro, è sempre utile parlare con te la sera. Ci rivediamo presto.


Miriam, Mariangela, Francesca, Luigi, Daniele

mercoledì 1 aprile 2020


DIARIO DI UNA QUARANTENA – GIORNO 28




Caro diario,
oggi sono 28 giorni che viviamo in quarantena e in questo periodo si parla solo di mascherine, COVID-19, contagi…
Ci scoppia la testa! Siamo molto tristi perché è un mese che siamo totalmente chiusi in casa.
Non abbiamo la possibilità di incontrare i nostri amici, parenti e ci sentiamo vuoti dentro. Tutto questo non sappiamo quando e se finirà, ma una cosa è certa: stanno morendo tantissime persone.
Speriamo che tutto finisca presto. Questo “#restiamoacasa” ci sta sfinendo e ripetere sempre le stesse azioni non fa che stressarci ancora di più.
Durante il pomeriggio, anche la pioggia ha vietato quella piccola possibilità di uscire all’aperto, nel cortile, a giocare a pallone o affacciarci sul balcone ad osservare il sole. Cerchiamo di guardare qualcosa alla TV, ma di interessante c’è solo il telegiornale, che parla di questo periodo: morti; contagi; guariti…e per questo che ci siamo riuniti in Meet ed abbiamo deciso di scriverti!
Ci mancano molte cose e ogni giorno non facciamo che pensarci, guardando dritto il cielo di mattina, appena svegli, o nel pomeriggio, dietro i vetri trasparenti della finestra, pensando sempre a quando finirà, a quando potremmo abbracciarci di nuovo, senza dover stare distanti di un metro gli uni dagli altri, a quando potremmo ripercorrere quelle strade dove tanto abbiamo camminato prima, di nuovo, a fare feste e divertirci, tutti insieme.
In un mese, rinchiusi in casa, la nostra vita è cambiata completamente, prima ci alzavamo presto per andare a scuola, facevamo attività fisica, incontravamo i nostri amici…
Ma ora è tutto diverso, ci svegliamo già annoiati, sapendo quanto poco potremo fare durante la giornata.
Una cosa è certa: la scuola, gli insegnanti, i nostri compagni, sono le prime persone che vogliamo incontrare dopo questa quarantena. È il nostro più grande desiderio e speriamo che tornare tra i banchi di scuola si possa realizzare il prima possibile, per poter riabbracciare le persone che tanto ci mancano.
Ora ti devo lasciare, ci rivediamo domani.

Francesca, Simone, Antonio, Mattia, Luisa


lunedì 30 marzo 2020

DIARIO DI UNA QUARANTENA – GIORNO 27



Caro diario,
siamo giunti al ventisettesimo giorno di quarantena, non pensavamo di dirlo mai, ma abbiamo voglia di tornare a scuola. Inizialmente davamo per scontato questa situazione, ci sembrava un “gioco” che si sarebbe presentato velocemente nelle nostre vite per poi andarsene completamente, ma non è stato così … dopo tutto questo tempo ci rendiamo conto delle cose che ci mancano.
In questo periodo abbiamo deciso di allontanarci dalla felicità materiale ed abbiamo capito che la vera felicità, quella che conta davvero, è nelle piccole cose, nelle persone, nella famiglia, negli amici e negli abbracci.
Spesso perdiamo la cognizione del tempo e non sappiamo nemmeno che giorno è, chiusi in casa si perde il senso del tempo.
Negli ultimi giorni, oltre a studiare, guardare serie Netflix, film e parlare con gli miei amici attraverso chiamate, videochiamate o chat, abbiamo avuto modo di riscoprire il valore della famiglia. Ma ci sentiamo soli, parecchio … ci annoiamo e non sappiamo cosa fare.
È davvero difficile restare a casa, abbiamo tantissima voglia di uscire e stare a contatto con le persone. A volte capita di abbattermi e di non riuscire a fare nulla, abbiamo paura delle conseguenze di questo Coronavirus. Ci mancano il calore fisico delle braccia di un amico che ti stringono forte in un abbraccio quando qualcosa non va e ci manca persino la scuola, quel luogo tanto odiato da molti in cui si conoscono persone fantastiche, gli amici.
Ci mancano gli occhi dei nostri amici, quegli sguardi reali che non celano nessuna bugia.
Ci manca la voce calda nei nostri compagni, quella voce avvolgente che ci tranquillizza e ci fa tornare il sorriso, ci mancano gli abbracci, i momenti passati insieme, le risate che ci facevamo quando uscivamo e soprattutto ci mancano i momenti in cui sembrava che il mondo cadesse a pezzi sulle nostre spalle e lì pronti c’erano i nostri amici a sostenerci e a farci continuare a camminare.
Sono nei momenti come questi che ci rendiamo conto dei meravigliosi amici che abbiamo, loro sono tutto per me, sono la mia seconda famiglia e mi mancano. Vorrei poterli abbracciare e stringerli forte a me per un’altra volte, per l'ultima volta.  È difficile stare lontano da chi vorresti sempre avere vicino e ne siamo consapevoli solo ora che non possiamo nemmeno sfiorarli.
Ci sembra di vivere in una maledizione data all'essere umano, quella macchina perfetta che nota in altri solo le imperfezioni, facendole passare per difetti senza dar valore ai pregi e alle qualità della diversità. Sembra una punizione data all'uomo per il suo carattere avaro e il suo cuore che diventa sempre più freddo lasciando alle spalle la generosità, la gentilezza, sembra una penitenza per il nostro egoismo, per tutta la crudeltà e le discriminazioni che girano nel mondo.
Tutto questo un po' ci spaventa, abbiamo paura di non tornare più alle nostre abitudini e alla nostra routine giornaliera, è forte la paura di non vedere più le persone a cui vogliamo bene e di non poter più dare e ricevere abbracci.
Speriamo che questa situazione finisca presto... abbiamo voglia di abbracciare il mondo intero!
Restiamo a casa per abbracciarci domani, siamo forti e uniti anche distanti!

A presto amico mio, tanti saluti! 
Con affetto Maria, Natasha, Martino, Fabiana e Francesco



giovedì 16 gennaio 2020


LA SPERANZA DI UNA CURA PER SAMUEL


 Cos’è la solidarietà? Dobbiamo essere in grado di dare una mano a chi ne ha più bisogno di noi. Sono tanti gli aiuti e gli strumenti a disposizione, ed ognuno dona ciò che può, l’importante è farlo con il cuore.
Il 20 dicembre è la giornata internazionale della solidarietà umana, giornata di commemorazione dell’Onu nata con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza pubblica dell’importanza della solidarietà, un’arma straordinaria, in grado di unire le persone per riuscire ad opporsi alle ingiustizie, essere di aiuto alla povertà, di sostegno alla malattia, donare un sorriso a chi ne ha bisogno.
Nelle nostre ricerche sul web ci siamo “scontrati” con una storia molto toccante e vicinissima a noi. Stiamo parlando di Samuel, un bambino di cinque anni che vive a Macerata Campania.
La sua storia è resa pubblica dai genitori attraverso internet e con la loro pagina Facebook ufficiale NALCN cercasi_una cura per Samuel. Abbiamo contattato tramite Messanger i genitori - Cristian e Lorena - e gli abbiamo chiesto di raccontarci cosa è accaduto precisamente.
Questi cinque anni sono stati per loro duri da affrontare, ma non si sono fermati mai e mai si fermeranno, grazie anche a tutto l’aiuto e il sostegno che potremo fornire loro.
Già a nove mesi i genitori di Samuel hanno capito che c’era qualcosa che non andava, sembrava non rispettasse le normali tappe di sviluppo degli altri bambini e quindi era necessario indagare. Sono passati ben cinque anni tra analisi e ospedali per giungere alla diagnosi: i genitori hanno scoperto di essere portatori sani di una rara mutazione al gene NALCN, responsabile del controllo dell’attività elettrica della corteccia cerebrale. Tale mutazione, che non ha un nome nella variante di Samuel, è stata riscontrata in solo venti casi al mondo, quindi questa rarità fa sì che non ci sia uno studio né una cura.
Come effetti di questa malattia senza nome si ha un severo ritardo psicomotorio ed una encefalopatia epilettica resistente a tutti i farmaci finora provati. La sua severa epilessia porta frequenti crisi convulsive quotidiane, forte sonno, tale da non permettergli di effettuare le attività di gioco come gli altri bambini, né la sua fisioterapia riabilitativa, né di alimentarsi in maniera normale.
Piccolo miglioramento, ma solo temporaneo, è stato ottenuto con l’olio di CBD, un farmaco a base di cannabinoidi. La cura è stata somministrata per tre mesi e, in questo arco di tempo le crisi sembravano diminuite. Purtroppo però, la terapia era stata individuata in maniera autonoma dai genitori, attraverso delle ricerche sul web e, in mancanza di una prescrizione medica con l’indicazione dei dosaggi precisi, hanno dovuto sospendere.
La vita di questa giovane coppia è cambiata dalla nascita del piccolo Samuel, non possono uscire in quanto non vaccinato e il loro unico svago è legato al lavoro, per entrambi i genitori. Tuttavia, non mostrano assolutamente rassegnazione, piuttosto vogliono diffusione e condivisione; più gente possibile deve  conoscere la loro storia attraverso la pagina, poiché l’intento è quello di trovare altre famiglie che affrontano questa anomalia genetica e medici che abbiano trattato in precedenza la malattia e sappiano come tenere a bada l’epilessia, affinché Samuel possa avere una vita un po’ più attiva, che abbia la possibilità di migliorare la sua vita con le dovute terapie, con i giochi che un bimbo di cinque anni deve fare, che possa tornare a vivere e non solo sopravvivere.
Classe II A


Rifiuti Utili
(Approfondimento UDA Rifiuti 2 A, a.s. 2019/2020

Rifiuti: quali e quanti sono e come sono gestiti
I rifiuti vengono classificati secondo la loro origine e pericolosità. La loro composizione è importante perché da essa dipenderà la loro destinazione finale. Secondo l’origine si dividono in Rifiuti Urbani e Rifiuti Speciali.
I RIFIUTI URBANI (RSU) sono quelli provenienti da insediamenti civili. Fanno parte di questa categoria i rifiuti domestici, anche ingombranti, i rifiuti provenienti dalla pulizia delle strade o abbandonati in aree pubbliche, di qualsiasi natura e provenienza e i rifiuti vegetali derivati da giardini, parchi e cimiteri.
I RIFIUTI SPECIALI sono quelli che derivano dalla lavorazione industriale o da attività commerciali, quelli derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi, quelli derivanti da attività sanitarie, macchinari e apparecchiature deteriorati e obsoleti, veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

Dal punto di vista delle loro caratteristiche, invece, possiamo distinguere i rifiuti in PERICOLOSI e NON PERICOLOSI.
La pericolosità, valutata in laboratorio con apposite analisi, consiste nel contenere al loro interno un’elevata dose di sostanze potenzialmente inquinanti e tossiche per la salute e l’ambiente.
Ciò fa sì che questi rifiuti debbano essere trattati e gestiti diversamente dagli altri per ridurre drasticamente la loro pericolosità. I rifiuti urbani pericolosi (RUP) comprendono soprattutto medicinali scaduti e pile mentre i rifiuti speciali pericolosi derivano da attività produttive e processi chimici come la raffinazione del petrolio, l’industria fotografica e quella metallurgica, la produzione conciaria e tessile, gli impianti di trattamento dei rifiuti e la ricerca medica e veterinaria.
Tra questi rifiuti ci sono oli esauriti e solventi, batterie, vernici e inchiostri.
Il pericolo rappresentato da questi rifiuti può essere di vario tipo. Possono essere esplosivi, facilmente od estremamente infiammabili, irritanti e nocivi, tossici o ecotossici, corrosivi o ossidanti, cancerogeni, infatti, mutageni (cioè inducono cambiamenti genetici), teratogeni (possono causare alterazioni nello sviluppo del feto), ecc...
Dal 2002 è entrato in vigore il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) che attribuisce dei codici numerici, composti da 6 cifre riunite a coppie, che identificano un rifiuto sulla base della sua origine; i codici, in tutto 839, sono inseriti all’interno dell’“ELENCO DEI RIFIUTI” istituito dall’Unione Europea. In Italia la gestione dei rifiuti è oggi regolamentata dal Testo Unico Ambientale d.lgs. 152 del 2006 e successive modifiche (tra queste il d.lgs. 205/2010 che ha attuato la Direttiva Europea sui rifiuti 98/2008). Questo testo non definisce solo il rifiuto in quanto tale e il suo smaltimento, ma pone anche gli obiettivi e i traguardi da raggiungere per ridurre la produzione dei rifiuti negli anni futuri.

Quanti rifiuti produciamo?
I dati presentati nel Rapporto Rifiuti 2018 di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) indicano che la produzione di rifiuti sta diminuendo (meno di 30 milioni di tonnellate) su tutto il territorio nazionale. Il quantitativo pro-capite è di circa 550 kg.

Come vengono gestiti i rifiuti?
In Italia i dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti (sia urbani che speciali) è raccolta ed elaborata da ISPRA, che pubblica ogni anno un Rapporto specifico sul proprio sito www.ispra.it
Il Rapporto che abbiamo citato sopra (2018) riporta che quasi tutti i rifiuti raccolti vengono differenziati.
Nel 2017 la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto la percentuale di 55,5%. Più alti i valori al Nord (66,2%), più bassi al Sud (41,9%), mentre il Centro Italia si colloca poco al di sotto della media nazionale (51,8%).
Per molti comuni, però, risulta ancora lontano l’obiettivo del 65% che secondo la normativa doveva essere raggiunto nel 2012. Le norme nazionali (d.lgs. 152/2006) fissano infatti obiettivi crescenti di percentuali di raccolta differenziata a partire dal 2006 che sono: almeno il 35% entro il 2006 almeno il 40% entro il 2007 almeno il 45% entro il 2008 almeno il 50% entro il 2009 almeno il 60% entro il 2011 almeno il 65% entro il 2012. Sempre le norme nazionali dicono che entro il 2015 la raccolta differenziata deve essere organizzata almeno per vetro, plastica, carta, metalli e la Direttiva Europea recepita dall’Italia con il d.lgs. 205/2010 fissa come obiettivo l’avvio al riciclo di almeno il 50% di questi materiali entro il 2020.         

Le regole dei rifiuti
La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse.
I rifiuti vanno gestiti senza pericolo per la salute dell’uomo.
Procedimenti e metodi per la gestione dei rifiuti non devono determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la fauna e la flora. La gestione dei rifiuti non deve causare rumori o odori sgradevoli.
La gestione dei rifiuti non deve danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse.

La gerarchia europea: le 4R
1° Ridurre la quantità dei rifiuti prodotti
2° Riutilizzare i rifiuti prodotti
3° Riciclare i rifiuti, trasformandoli in altri prodotti (riciclo di materia)
4° Recuperare i rifiuti dal punto di vista energetico.
La discarica è l’ultimo gradino: solo se non sono possibili altre soluzioni.

Vogliamo, a questo punto, addentrarci nei “meandri” della raccolta differenziata….
Cerchiamo di capire quali sono le varie tipologie di rifiuti che possono essere differenziate e, successivamente, recuperate/riciclate
I rifiuti solidi urbani possono essere distinti in varie tipologie a seconda della loro provenienza, della
composizione, del grado o meno di pericolosità.
Una prima distinzione può essere fatta tra imballaggi, frazione organica e rifiuti indifferenziati.

Gli imballaggi.
Un imballaggio è tutto ciò che permette di racchiudere e proteggere e conservare la merce. L’imballaggio ha anche la funzione di “raccontare” che cosa racchiude e dare informazioni utili sulle caratteristiche, la conservazione e tutto quanto è necessario sapere (anche per rispettare determinate norme) su un determinato oggetto.
Oggi quasi un terzo dei rifiuti domestici è costituito da rifiuti di imballaggio, che sono realizzati con materiali diversi che devono essere selezionati per avviarli a riciclo.
Le aziende produttrici di imballaggi si sono da tempo attivate sul fronte della ricerca sia per ridurre la quantità di materiali utilizzati per produrre gli imballaggi, sia per identificare soluzioni che intervengano nella fase di progettazione dell’imballaggio evitando la presenza di materiali inquinanti e riducendo la quantità di materiale impiegato così da rendere più facile il recupero e il riciclo. Perché prevenire è meglio che curare!



Il vetro.
Il vetro si ottiene fondendo una miscela di silice, carbonato di sodio e di calcio. L’ingrediente base è la silice (sabbia di cava) che costituisce il 70% del composto. Il vetro è un ottimo materiale per imballaggi: è considerato il contenitore ideale per gli alimenti perché è inerte e resistente al caldo e permette quindi di conservare gusto e aromi, oltre a permettere di sterilizzare e pastorizzare i cibi. È un’ottima barriera per gli agenti inquinanti, è resistente, isolante, trasparente ed è anche riciclabile. Il vetro mantiene infatti inalterate le sue qualità, anche dopo numerosi trattamenti di riciclo.
Gli imballaggi di vetro provenienti dalla raccolta differenziata vengono portati negli appositi impianti di selezione dove vengono separati dai corpi estranei, puliti e divisi per colore. Il materiale è poi ridotto in piccole pezzature omogenee per poter essere nuovamente lavorato nelle vetrerie. Qui viene frantumato e mescolato al materiale grezzo, quindi inviato ai forni di fusione per ottenere pasta di vetro che servirà per produrre nuovi contenitori.
Il 60% delle bottiglie prodotte in Italia sono fatte con vetro riciclato, ma dato che nel nostro paese non si raccoglie vetro separando i diversi colori, i contenitori che si ottengono dalle operazioni di riciclo sono solo di colore giallo o verde. Il rottame di vetro misto non è utilizzabile infatti per la produzione di vetro bianco. Riciclare il vetro permette di ridurre molto le attività di cava (per la raccolta delle sabbie per fare il vetro), di evitare la produzione dei residui tossici della fusione e di risparmiare un considerevole quantitativo di energia (per fare il vetro si usano forni ad altissima temperatura).

CURIOSITA’
Il vetro è un materiale riciclabile al 100% e per innumerevoli volte. Utilizzando 100 kg. di rottami di vetro si ricavano ben 100 kg. di prodotto nuovo, mentre occorrono 120 kg. di materie prime vergini per avere 100 kg. di prodotto nuovo.

La plastica
È più corretto parlare di plastiche anziché di plastica, perché ne esistono di tante tipologie diverse.
La caratteristica comune è quella di essere sostanze artificiali prodotte dall’industria utilizzando soprattutto petrolio oltre che gas naturale e carbone per l’energia. Sono costituite dall’aggregazione di molecole dette monomeri in macromolecole più grandi dette polimeri, cui vengono aggiunte sostanze chimiche per fornire le diverse caratteristiche richieste.
Esistono tanti tipi di plastiche diversi tra loro per aspetto, caratteristiche e destinazione d’uso ma la caratteristica comune è quella di essere resistenti, leggere, lavabili, economiche e facilmente riproducibili in serie. Sono funzionali anche per la conservazione dei cibi.
Le caratteristiche della plastica rendono questo materiale molto adatto a divenire un imballaggio per il contenimento e il trasporto dei prodotti alimentari, ed altri prodotti non commestibili.
Il 90% dei contenitori di prodotti liquidi per la pulizia della casa e per l’igiene personale sono di plastica.
Nei rifiuti urbani e assimilati si trovano ogni anno circa 5 milioni di ton di materie plastiche, il 40% delle quali è costituito da imballaggi.
I rifiuti degli imballaggi di plastica vengono trasportarti in balle miste agli impianti di selezione e primo trattamento, dove sono separati da altri componenti con sistema automatico mediante detector. Il materiale selezionato viene confezionato in balle di prodotto omogeneo e avviato al successivo processo di lavorazione, il riciclo, che consente di ottenere da questi rifiuti, nuove risorse.
Da questa prima fase di riciclo meccanico si ottengono granuli che saranno utilizzati per la produzione di nuovi oggetti. La qualità della plastica così ottenuta è molto importante ed è migliore se in partenza è tutta dello stesso tipo; diversamente si ottiene un materiale eterogeneo, meno pregiato ma altrettanto resistente.

CURIOSITA’
Con 27 bottiglie di plastica si confeziona una felpa in pile. Una bottiglia di plastica del peso di 50 grammi può produrre, attraverso termovalorizzazione, l’energia necessaria per tenere accesa una lampadina da 60 Watt per un’ora. Con 67 bottiglie dell’acqua si fa 1 imbottitura per un piumino matrimoniale. Con 45 vaschette e qualche metro di pellicola in plastica si fa 1 panchina. Con 11 flaconi di detersivo si fa 1 annaffiatoio

La carta
La carta è un sottile strato di fibre di cellulosa intrecciate da varie sostanze aggiuntive come collanti, coloranti e sostanze minerali. La materia prima della carta è la cellulosa, una pasta ricavata dal legno di alberi e liberata dalla lignina, la sostanza che dà durezza e rigidità al legno. Ma per fare la carta si possono utilizzare anche riso, lino, cotone, seta, stracci, mais, luppolo, alghe ed altri materiali. Per liberare il legno dalla lignina si usano vari metodi che danno luogo a tipi di paste diverse: cellulosa pura, pasta chimica, pasta meccanica, da cui dipendono la qualità e le prestazioni della carta che si otterrà.
Per produrre 1 tonnellata di carta ci vogliono da 2.0 a 2.5 tonnellate di legname, ma oltre il 50% della cellulosa proviene dal riciclo.
La carta presenta caratteristiche diverse che la rendono un materiale molto usato, non solo negli imballaggi.
È infatti al tempo stesso fragile e resistente; morbida, filtrante, assorbente ecc.
La carta viene raccolta separatamente e spesso sono gli stessi recuperatori a raccoglierla per avviarla alla selezione. La selezione ordinaria è un processo meccanico, mentre quella spinta viene fatta a mano, con operatori che prelevano ciascuno una tipologia di carta e la depositano in contenitori separati. Alla selezione segue l’adeguamento volumetrico, ossia la pressatura e legatura in balle della carta selezionata. La carta da macero non è dunque tutta uguale ed il suo valore, sia tecnico che economico, aumenta quanto più definita è la selezione per tipologia e qualità. Il processo del riciclo inizia con uno “spappolatore” che trita e trasforma tutto in poltiglia in vasche (maceratori) con l’aggiunta di acqua calda (99% acqua e 1% fibra).
Questo impasto viene filtrato per eliminare le impurità più grossolane e posto in un depuratore che separa la pasta di cellulosa da altre scorie. Alla pasta proveniente dalla carta di recupero può essere mescolata la cellulosa vergine, in quantità diverse secondo l’utilizzo futuro. Se serve, la pasta di carta viene poi “sbiancata” per eliminare gli inchiostri. Per fare i cartoni da imballaggio viene spalmata su un nastro trasportatore e portata all’interno di una macchina che le dà la forma di fogli. Pesanti rulli caldi comprimono i fogli per far uscire i residui d’acqua. Il materiale asciutto è cartone pronto all’utilizzo e alla vendita. Qualsiasi tipo di carta può essere prodotta al 100% con carta riciclata: dalla carta per usi grafici alla carta da disegno o fotocopie, fino a quella per la produzione di giornali. Anche gli scatoloni di cartone, il cartone ondulato, la carta da pacchi e i vassoi per uova, frutta e verdura sono realizzati con carta da riciclo. Quando la carta di fibra riciclata non ha più la consistenza indispensabile per produrre altra carta, diventa un combustibile per produrre energia con un buon potere calorifero, in quanto fibra derivante dal legno.

CURIOSITA’
Quasi il 90% dei quotidiani italiani è stampato su carta riciclata. Quasi il 90% delle scatole per la vendita di pasta, calzature e altri prodotti di uso comune sono realizzati in cartoncino riciclato. Con 3 scatole da scarpe riciclate si può ottenere 1 cartelletta. Le foreste europee sono in costante aumento perché L’Europa è all’avanguardia nella gestione forestale sostenibile. La cellulosa vergine proviene da boschi appositamente piantati per produrre legname i cui sottoprodotti vengono utilizzati per produrre carta. Ogni anno l’incremento medio della superficie forestale europea è di 661.000 ettari, un territorio grande 2 volte la Valle d’Aosta. Considerando la produzione mondiale a base di legno, l’industria cartaria ne utilizza solo il 10%, il resto viene impiegato in altri settori, come quello del mobile.

L’alluminio.
L’alluminio in natura è estratto dalla bauxite, minerale molto comune (costituisce circa l’8% della crosta terrestre).
L’alluminio ha buone proprietà, è leggero ma resistente agli urti, durevole, atossico, a-magnetico, resistente alla corrosione ed è per questo che il suo impiego spazia in tantissimi settori: dall’edilizia all’ingegneria aeronautica, dal microchip al veicolo spaziale, dall’automobile agli arredi, dalle linee elettriche esterne o interrate, agli imballaggi. Gli imballaggi in alluminio garantiscono infatti ottime prestazioni con minimo peso, si prestano ad ogni tipo di personalizzazione e di informazione ed inoltre permettono un ottimo effetto barriera che protegge il contenuto da luce, aria, umidità. Queste proprietà permettono lunghi periodi di conservazione senza far perdere la qualità ai prodotti.
Gli imballaggi in alluminio possono essere riciclati molte volte, determinando così un rilevante risparmio in termini di energia.
Gli imballaggi di alluminio arrivano all’impianto di separazione e di primo trattamento dove, grazie ad un particolare separatore, vengono divisi da eventuali metalli magnetici come il ferro, o da altri materiali come il vetro, la plastica, ecc... Sono poi pressati in balle e portati alle fonderie, dove, dopo un controllo sulla qualità del materiale, vengono pretrattati a circa 500° per liberarli da altre sostanze estranee. La fusione avviene poi in forno alla temperatura di 800°, fino a ottenere alluminio liquido che viene trasformato in lingotto. L’alluminio riciclato da questo processo è di qualità identica a quella originale e viene impiegato in edilizia, nella meccanica e nei casalinghi, oltre che nel settore degli imballaggi. Riciclare l’alluminio consente di risparmiare il 95% dell’energia necessaria per produrlo dal minerale. Circa la metà della produzione mondiale di acciaio viene da riciclo.

CURIOSITA’
Occorrono 640 lattine per fare un cerchione per auto. - Con 150 lattine si può realizzare una bici da competizione. - Con 3 lattine si realizza un paio di occhiali. - Dal riciclo di 800 lattine per bevande si ottiene una city-bike. - Bastano 37 lattine per fare una moka da 3 tazze e che quasi tutte le moka prodotte in Italia, circa 7 milioni di pezzi all’anno, sono di alluminio riciclato. - 640 lattine possono servire per fare 1 cerchione per auto. - Con 130 lattine si fa un monopattino.

La frazione organica.
Il rifiuto umido, o frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), è costituito da scarti alimentari e di cucina e altri rifiuti facilmente biodegradabili, quali fondi di caffè, trucioli di legno, tappi di sughero, fiori e foglie secche ecc. La frazione organica rappresenta circa un terzo dei rifiuti domestici ed è molto importante raccoglierla separatamente perché: 1-può essere avviata a riciclo così da produrre compost 2- rende più facilmente riciclabili gli altri rifiuti 3- diminuisce la frazione indifferenziata dei rifiuti La seconda vita La frazione organica dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata o i residui organici delle attività agro-industriali sono trasformati in ammendante compostato noto come "Compost di qualità", tramite il processo di compostaggio. Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell'ambiente.
Si tratta di un processo aerobico di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate e che permette di ottenere un prodotto biologicamente stabile in cui la componente organica presenta un elevato grado di evoluzione; la ricchezza in humus, in flora microbica attiva e in microelementi fa del compost un ottimo prodotto, adatto ai più svariati impieghi in agricoltura o nelle attività di florovivaismo. La frazione organica che deriva dal trattamento dei rifiuti indifferenziati viene avviata a sistemi di trattamento meccanico-biologico per la produzione della Frazione Organica Stabilizzata (FOS) da impiegare in usi diversi non agricoli, quali l'impiego per attività paesaggistiche e di ripristino ambientale (es. recupero di ex cave), o per la copertura giornaliera delle discariche.

I rifiuti indifferenziati.
In questa frazione dei rifiuti solidi urbani rientrano tutti quei rifiuti che non possono essere raccolti in maniera differenziata per avviarli al riciclo! Sono rifiuti indifferenziati ad esempio gli spazzolini da denti, la lettiera del gatto, i cocci di ceramica o i mozziconi di sigaretta. Anche questa frazione viene trattata prima di essere definitivamente smaltita; i rifiuti indifferenziati sono infatti sottoposti ad un processo di selezione che ha la funzione di separare la parte ad alto potere combustibile (il cosiddetto CCS) dalla frazione umida del rifiuto indifferenziato e dai materiali recuperabili, quali quelli ferrosi. Il CSS è utilizzato per produrre energia in impianti dedicati (i termovalorizzatori) mentre la frazione umida viene stabilizzata (FOS) ed utilizzata per la copertura delle discariche o in attività di recupero ambientale. In questo modo si attua il processo di RECUPERO. I rifiuti non recuperabili in altro modo sono destinati allo SMALTIMENTO in DISCARICA, dopo essere stati sottoposti ad un processo di STABILIZZAZIONE.

Altre tipologie di rifiuti.
Tra i rifiuti urbani, oltre agli imballaggi, la frazione organica ed i rifiuti indifferenziati, possono esserci altre tipologie che è bene conoscere per sapere come vanno smaltiti. In particolare, si distinguono i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – RAEE; gli oli usati, minerali e vegetali, gli pneumatici e gli ingombranti. Una particolare tipologia è costituita dai RIFIUTI URBANI PERICOLOSI in cui rientrano le pile e batterie usate ed i farmaci scaduti.

Oli vegetali usati.
Sono tutti gli oli vegetali di origine alimentare (olio di frittura ad esempio) che una volta utilizzato deve essere smaltito correttamente per non creare inquinamento. Se è invece raccolto correttamente può essere recuperato e destinato alla produzione di grassi e saponi. Gli oli alimentari esausti sono inviati a ditte specializzate nel recupero di tali materiali.
L’olio vegetale dopo una prima lavorazione che elimina tutte le impurità può essere trasformato in additivo per il gasolio (biodisel), in glicerina da utilizzare nell’industria dei saponi e dei cosmetici oppure in lubrificante a base vegetale.
La nostra scuola ha aderito all’iniziativa “Olimpiadi” promossa da una società di recupero rifiuti (Papa Ecologia) e patrocinata dal Comune di Macerata Campania.
L’iniziativa consiste nell’istituzione di un punto di raccolta degli oli esausti presso la nostra scuola. Gli alunni potranno portare presso tale punto gli oli prodotti a casa (ma anche quelli prodotti a casa di nonna, di zia e/o di altri parenti e amici!). Chi raccoglierà e, quindi, conferirà la maggiore quantità di olio esausto sarà premiato.
·         Al primo classificato andrà un buono di 30€ da spendere presso un supermercato o in cartolibreria
·         Al secondo classificato un buono da 20€
·         Al terzo un buono da 10€

Quanto impiegano i rifiuti a degradarsi?




Dall’osservazione di questa tabella risulta evidente il motivo per cui NON si abbandonano i rifiuti nell’ambiente!



La Raccolta Differenziata (RD) nel nostro comune
L’Osservatorio Regionale Rifiuti (ORR) della Regione Campania pubblica annualmente i dati della raccolta differenziata in tutti i comuni della regione.
Abbiamo analizzato quelli relativi al comune di Macerata Campania e ai comuni limitrofi (dati raccolta differenziata - anno 2018) e, successivamente, messo in grafico le percentuali di RD.
La linea nera sul grafico rappresenta l’obiettivo del 65% che secondo la normativa doveva essere raggiunto nel 2012.
Dal grafico si evince che il comune di Macerata C. è bel al di sotto l’obiettivo normativo, così come Portico ed altri comuni.
Solo Capodrise, Marcianise e Recale superano il 65% di RD.

 








Possiamo fare ancora qualcosa per ridurre i nostri rifiuti e per tutelare l’ambiente...?
·        NON disperdiamo nell’ambiente i nostri rifiuti (anche la carta di una caramella inquina!)
·         Scegliamo prodotti con meno imballaggi
·         Usiamo stoviglie riutilizzabili
·         Beviamo acqua del rubinetto
·         Acquistiamo detersivi alla spina o ricariche
·         Preferiamo il vuoto a perdere
·         Utilizziamo borse in stoffa per la spesa
·         Utilizziamo batterie ricaricabili
·         Scambiamo libri e giochi invece di buttarli via
·         Regaliamo i vestiti che non vanno più bene
·     Facciamo sempre la raccolta differenziata: separiamo correttamente e riduciamo il         volume dei rifiuti