giovedì 16 gennaio 2020


LA SPERANZA DI UNA CURA PER SAMUEL


 Cos’è la solidarietà? Dobbiamo essere in grado di dare una mano a chi ne ha più bisogno di noi. Sono tanti gli aiuti e gli strumenti a disposizione, ed ognuno dona ciò che può, l’importante è farlo con il cuore.
Il 20 dicembre è la giornata internazionale della solidarietà umana, giornata di commemorazione dell’Onu nata con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza pubblica dell’importanza della solidarietà, un’arma straordinaria, in grado di unire le persone per riuscire ad opporsi alle ingiustizie, essere di aiuto alla povertà, di sostegno alla malattia, donare un sorriso a chi ne ha bisogno.
Nelle nostre ricerche sul web ci siamo “scontrati” con una storia molto toccante e vicinissima a noi. Stiamo parlando di Samuel, un bambino di cinque anni che vive a Macerata Campania.
La sua storia è resa pubblica dai genitori attraverso internet e con la loro pagina Facebook ufficiale NALCN cercasi_una cura per Samuel. Abbiamo contattato tramite Messanger i genitori - Cristian e Lorena - e gli abbiamo chiesto di raccontarci cosa è accaduto precisamente.
Questi cinque anni sono stati per loro duri da affrontare, ma non si sono fermati mai e mai si fermeranno, grazie anche a tutto l’aiuto e il sostegno che potremo fornire loro.
Già a nove mesi i genitori di Samuel hanno capito che c’era qualcosa che non andava, sembrava non rispettasse le normali tappe di sviluppo degli altri bambini e quindi era necessario indagare. Sono passati ben cinque anni tra analisi e ospedali per giungere alla diagnosi: i genitori hanno scoperto di essere portatori sani di una rara mutazione al gene NALCN, responsabile del controllo dell’attività elettrica della corteccia cerebrale. Tale mutazione, che non ha un nome nella variante di Samuel, è stata riscontrata in solo venti casi al mondo, quindi questa rarità fa sì che non ci sia uno studio né una cura.
Come effetti di questa malattia senza nome si ha un severo ritardo psicomotorio ed una encefalopatia epilettica resistente a tutti i farmaci finora provati. La sua severa epilessia porta frequenti crisi convulsive quotidiane, forte sonno, tale da non permettergli di effettuare le attività di gioco come gli altri bambini, né la sua fisioterapia riabilitativa, né di alimentarsi in maniera normale.
Piccolo miglioramento, ma solo temporaneo, è stato ottenuto con l’olio di CBD, un farmaco a base di cannabinoidi. La cura è stata somministrata per tre mesi e, in questo arco di tempo le crisi sembravano diminuite. Purtroppo però, la terapia era stata individuata in maniera autonoma dai genitori, attraverso delle ricerche sul web e, in mancanza di una prescrizione medica con l’indicazione dei dosaggi precisi, hanno dovuto sospendere.
La vita di questa giovane coppia è cambiata dalla nascita del piccolo Samuel, non possono uscire in quanto non vaccinato e il loro unico svago è legato al lavoro, per entrambi i genitori. Tuttavia, non mostrano assolutamente rassegnazione, piuttosto vogliono diffusione e condivisione; più gente possibile deve  conoscere la loro storia attraverso la pagina, poiché l’intento è quello di trovare altre famiglie che affrontano questa anomalia genetica e medici che abbiano trattato in precedenza la malattia e sappiano come tenere a bada l’epilessia, affinché Samuel possa avere una vita un po’ più attiva, che abbia la possibilità di migliorare la sua vita con le dovute terapie, con i giochi che un bimbo di cinque anni deve fare, che possa tornare a vivere e non solo sopravvivere.
Classe II A


Rifiuti Utili
(Approfondimento UDA Rifiuti 2 A, a.s. 2019/2020

Rifiuti: quali e quanti sono e come sono gestiti
I rifiuti vengono classificati secondo la loro origine e pericolosità. La loro composizione è importante perché da essa dipenderà la loro destinazione finale. Secondo l’origine si dividono in Rifiuti Urbani e Rifiuti Speciali.
I RIFIUTI URBANI (RSU) sono quelli provenienti da insediamenti civili. Fanno parte di questa categoria i rifiuti domestici, anche ingombranti, i rifiuti provenienti dalla pulizia delle strade o abbandonati in aree pubbliche, di qualsiasi natura e provenienza e i rifiuti vegetali derivati da giardini, parchi e cimiteri.
I RIFIUTI SPECIALI sono quelli che derivano dalla lavorazione industriale o da attività commerciali, quelli derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi, quelli derivanti da attività sanitarie, macchinari e apparecchiature deteriorati e obsoleti, veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

Dal punto di vista delle loro caratteristiche, invece, possiamo distinguere i rifiuti in PERICOLOSI e NON PERICOLOSI.
La pericolosità, valutata in laboratorio con apposite analisi, consiste nel contenere al loro interno un’elevata dose di sostanze potenzialmente inquinanti e tossiche per la salute e l’ambiente.
Ciò fa sì che questi rifiuti debbano essere trattati e gestiti diversamente dagli altri per ridurre drasticamente la loro pericolosità. I rifiuti urbani pericolosi (RUP) comprendono soprattutto medicinali scaduti e pile mentre i rifiuti speciali pericolosi derivano da attività produttive e processi chimici come la raffinazione del petrolio, l’industria fotografica e quella metallurgica, la produzione conciaria e tessile, gli impianti di trattamento dei rifiuti e la ricerca medica e veterinaria.
Tra questi rifiuti ci sono oli esauriti e solventi, batterie, vernici e inchiostri.
Il pericolo rappresentato da questi rifiuti può essere di vario tipo. Possono essere esplosivi, facilmente od estremamente infiammabili, irritanti e nocivi, tossici o ecotossici, corrosivi o ossidanti, cancerogeni, infatti, mutageni (cioè inducono cambiamenti genetici), teratogeni (possono causare alterazioni nello sviluppo del feto), ecc...
Dal 2002 è entrato in vigore il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) che attribuisce dei codici numerici, composti da 6 cifre riunite a coppie, che identificano un rifiuto sulla base della sua origine; i codici, in tutto 839, sono inseriti all’interno dell’“ELENCO DEI RIFIUTI” istituito dall’Unione Europea. In Italia la gestione dei rifiuti è oggi regolamentata dal Testo Unico Ambientale d.lgs. 152 del 2006 e successive modifiche (tra queste il d.lgs. 205/2010 che ha attuato la Direttiva Europea sui rifiuti 98/2008). Questo testo non definisce solo il rifiuto in quanto tale e il suo smaltimento, ma pone anche gli obiettivi e i traguardi da raggiungere per ridurre la produzione dei rifiuti negli anni futuri.

Quanti rifiuti produciamo?
I dati presentati nel Rapporto Rifiuti 2018 di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) indicano che la produzione di rifiuti sta diminuendo (meno di 30 milioni di tonnellate) su tutto il territorio nazionale. Il quantitativo pro-capite è di circa 550 kg.

Come vengono gestiti i rifiuti?
In Italia i dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti (sia urbani che speciali) è raccolta ed elaborata da ISPRA, che pubblica ogni anno un Rapporto specifico sul proprio sito www.ispra.it
Il Rapporto che abbiamo citato sopra (2018) riporta che quasi tutti i rifiuti raccolti vengono differenziati.
Nel 2017 la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto la percentuale di 55,5%. Più alti i valori al Nord (66,2%), più bassi al Sud (41,9%), mentre il Centro Italia si colloca poco al di sotto della media nazionale (51,8%).
Per molti comuni, però, risulta ancora lontano l’obiettivo del 65% che secondo la normativa doveva essere raggiunto nel 2012. Le norme nazionali (d.lgs. 152/2006) fissano infatti obiettivi crescenti di percentuali di raccolta differenziata a partire dal 2006 che sono: almeno il 35% entro il 2006 almeno il 40% entro il 2007 almeno il 45% entro il 2008 almeno il 50% entro il 2009 almeno il 60% entro il 2011 almeno il 65% entro il 2012. Sempre le norme nazionali dicono che entro il 2015 la raccolta differenziata deve essere organizzata almeno per vetro, plastica, carta, metalli e la Direttiva Europea recepita dall’Italia con il d.lgs. 205/2010 fissa come obiettivo l’avvio al riciclo di almeno il 50% di questi materiali entro il 2020.         

Le regole dei rifiuti
La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse.
I rifiuti vanno gestiti senza pericolo per la salute dell’uomo.
Procedimenti e metodi per la gestione dei rifiuti non devono determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la fauna e la flora. La gestione dei rifiuti non deve causare rumori o odori sgradevoli.
La gestione dei rifiuti non deve danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse.

La gerarchia europea: le 4R
1° Ridurre la quantità dei rifiuti prodotti
2° Riutilizzare i rifiuti prodotti
3° Riciclare i rifiuti, trasformandoli in altri prodotti (riciclo di materia)
4° Recuperare i rifiuti dal punto di vista energetico.
La discarica è l’ultimo gradino: solo se non sono possibili altre soluzioni.

Vogliamo, a questo punto, addentrarci nei “meandri” della raccolta differenziata….
Cerchiamo di capire quali sono le varie tipologie di rifiuti che possono essere differenziate e, successivamente, recuperate/riciclate
I rifiuti solidi urbani possono essere distinti in varie tipologie a seconda della loro provenienza, della
composizione, del grado o meno di pericolosità.
Una prima distinzione può essere fatta tra imballaggi, frazione organica e rifiuti indifferenziati.

Gli imballaggi.
Un imballaggio è tutto ciò che permette di racchiudere e proteggere e conservare la merce. L’imballaggio ha anche la funzione di “raccontare” che cosa racchiude e dare informazioni utili sulle caratteristiche, la conservazione e tutto quanto è necessario sapere (anche per rispettare determinate norme) su un determinato oggetto.
Oggi quasi un terzo dei rifiuti domestici è costituito da rifiuti di imballaggio, che sono realizzati con materiali diversi che devono essere selezionati per avviarli a riciclo.
Le aziende produttrici di imballaggi si sono da tempo attivate sul fronte della ricerca sia per ridurre la quantità di materiali utilizzati per produrre gli imballaggi, sia per identificare soluzioni che intervengano nella fase di progettazione dell’imballaggio evitando la presenza di materiali inquinanti e riducendo la quantità di materiale impiegato così da rendere più facile il recupero e il riciclo. Perché prevenire è meglio che curare!



Il vetro.
Il vetro si ottiene fondendo una miscela di silice, carbonato di sodio e di calcio. L’ingrediente base è la silice (sabbia di cava) che costituisce il 70% del composto. Il vetro è un ottimo materiale per imballaggi: è considerato il contenitore ideale per gli alimenti perché è inerte e resistente al caldo e permette quindi di conservare gusto e aromi, oltre a permettere di sterilizzare e pastorizzare i cibi. È un’ottima barriera per gli agenti inquinanti, è resistente, isolante, trasparente ed è anche riciclabile. Il vetro mantiene infatti inalterate le sue qualità, anche dopo numerosi trattamenti di riciclo.
Gli imballaggi di vetro provenienti dalla raccolta differenziata vengono portati negli appositi impianti di selezione dove vengono separati dai corpi estranei, puliti e divisi per colore. Il materiale è poi ridotto in piccole pezzature omogenee per poter essere nuovamente lavorato nelle vetrerie. Qui viene frantumato e mescolato al materiale grezzo, quindi inviato ai forni di fusione per ottenere pasta di vetro che servirà per produrre nuovi contenitori.
Il 60% delle bottiglie prodotte in Italia sono fatte con vetro riciclato, ma dato che nel nostro paese non si raccoglie vetro separando i diversi colori, i contenitori che si ottengono dalle operazioni di riciclo sono solo di colore giallo o verde. Il rottame di vetro misto non è utilizzabile infatti per la produzione di vetro bianco. Riciclare il vetro permette di ridurre molto le attività di cava (per la raccolta delle sabbie per fare il vetro), di evitare la produzione dei residui tossici della fusione e di risparmiare un considerevole quantitativo di energia (per fare il vetro si usano forni ad altissima temperatura).

CURIOSITA’
Il vetro è un materiale riciclabile al 100% e per innumerevoli volte. Utilizzando 100 kg. di rottami di vetro si ricavano ben 100 kg. di prodotto nuovo, mentre occorrono 120 kg. di materie prime vergini per avere 100 kg. di prodotto nuovo.

La plastica
È più corretto parlare di plastiche anziché di plastica, perché ne esistono di tante tipologie diverse.
La caratteristica comune è quella di essere sostanze artificiali prodotte dall’industria utilizzando soprattutto petrolio oltre che gas naturale e carbone per l’energia. Sono costituite dall’aggregazione di molecole dette monomeri in macromolecole più grandi dette polimeri, cui vengono aggiunte sostanze chimiche per fornire le diverse caratteristiche richieste.
Esistono tanti tipi di plastiche diversi tra loro per aspetto, caratteristiche e destinazione d’uso ma la caratteristica comune è quella di essere resistenti, leggere, lavabili, economiche e facilmente riproducibili in serie. Sono funzionali anche per la conservazione dei cibi.
Le caratteristiche della plastica rendono questo materiale molto adatto a divenire un imballaggio per il contenimento e il trasporto dei prodotti alimentari, ed altri prodotti non commestibili.
Il 90% dei contenitori di prodotti liquidi per la pulizia della casa e per l’igiene personale sono di plastica.
Nei rifiuti urbani e assimilati si trovano ogni anno circa 5 milioni di ton di materie plastiche, il 40% delle quali è costituito da imballaggi.
I rifiuti degli imballaggi di plastica vengono trasportarti in balle miste agli impianti di selezione e primo trattamento, dove sono separati da altri componenti con sistema automatico mediante detector. Il materiale selezionato viene confezionato in balle di prodotto omogeneo e avviato al successivo processo di lavorazione, il riciclo, che consente di ottenere da questi rifiuti, nuove risorse.
Da questa prima fase di riciclo meccanico si ottengono granuli che saranno utilizzati per la produzione di nuovi oggetti. La qualità della plastica così ottenuta è molto importante ed è migliore se in partenza è tutta dello stesso tipo; diversamente si ottiene un materiale eterogeneo, meno pregiato ma altrettanto resistente.

CURIOSITA’
Con 27 bottiglie di plastica si confeziona una felpa in pile. Una bottiglia di plastica del peso di 50 grammi può produrre, attraverso termovalorizzazione, l’energia necessaria per tenere accesa una lampadina da 60 Watt per un’ora. Con 67 bottiglie dell’acqua si fa 1 imbottitura per un piumino matrimoniale. Con 45 vaschette e qualche metro di pellicola in plastica si fa 1 panchina. Con 11 flaconi di detersivo si fa 1 annaffiatoio

La carta
La carta è un sottile strato di fibre di cellulosa intrecciate da varie sostanze aggiuntive come collanti, coloranti e sostanze minerali. La materia prima della carta è la cellulosa, una pasta ricavata dal legno di alberi e liberata dalla lignina, la sostanza che dà durezza e rigidità al legno. Ma per fare la carta si possono utilizzare anche riso, lino, cotone, seta, stracci, mais, luppolo, alghe ed altri materiali. Per liberare il legno dalla lignina si usano vari metodi che danno luogo a tipi di paste diverse: cellulosa pura, pasta chimica, pasta meccanica, da cui dipendono la qualità e le prestazioni della carta che si otterrà.
Per produrre 1 tonnellata di carta ci vogliono da 2.0 a 2.5 tonnellate di legname, ma oltre il 50% della cellulosa proviene dal riciclo.
La carta presenta caratteristiche diverse che la rendono un materiale molto usato, non solo negli imballaggi.
È infatti al tempo stesso fragile e resistente; morbida, filtrante, assorbente ecc.
La carta viene raccolta separatamente e spesso sono gli stessi recuperatori a raccoglierla per avviarla alla selezione. La selezione ordinaria è un processo meccanico, mentre quella spinta viene fatta a mano, con operatori che prelevano ciascuno una tipologia di carta e la depositano in contenitori separati. Alla selezione segue l’adeguamento volumetrico, ossia la pressatura e legatura in balle della carta selezionata. La carta da macero non è dunque tutta uguale ed il suo valore, sia tecnico che economico, aumenta quanto più definita è la selezione per tipologia e qualità. Il processo del riciclo inizia con uno “spappolatore” che trita e trasforma tutto in poltiglia in vasche (maceratori) con l’aggiunta di acqua calda (99% acqua e 1% fibra).
Questo impasto viene filtrato per eliminare le impurità più grossolane e posto in un depuratore che separa la pasta di cellulosa da altre scorie. Alla pasta proveniente dalla carta di recupero può essere mescolata la cellulosa vergine, in quantità diverse secondo l’utilizzo futuro. Se serve, la pasta di carta viene poi “sbiancata” per eliminare gli inchiostri. Per fare i cartoni da imballaggio viene spalmata su un nastro trasportatore e portata all’interno di una macchina che le dà la forma di fogli. Pesanti rulli caldi comprimono i fogli per far uscire i residui d’acqua. Il materiale asciutto è cartone pronto all’utilizzo e alla vendita. Qualsiasi tipo di carta può essere prodotta al 100% con carta riciclata: dalla carta per usi grafici alla carta da disegno o fotocopie, fino a quella per la produzione di giornali. Anche gli scatoloni di cartone, il cartone ondulato, la carta da pacchi e i vassoi per uova, frutta e verdura sono realizzati con carta da riciclo. Quando la carta di fibra riciclata non ha più la consistenza indispensabile per produrre altra carta, diventa un combustibile per produrre energia con un buon potere calorifero, in quanto fibra derivante dal legno.

CURIOSITA’
Quasi il 90% dei quotidiani italiani è stampato su carta riciclata. Quasi il 90% delle scatole per la vendita di pasta, calzature e altri prodotti di uso comune sono realizzati in cartoncino riciclato. Con 3 scatole da scarpe riciclate si può ottenere 1 cartelletta. Le foreste europee sono in costante aumento perché L’Europa è all’avanguardia nella gestione forestale sostenibile. La cellulosa vergine proviene da boschi appositamente piantati per produrre legname i cui sottoprodotti vengono utilizzati per produrre carta. Ogni anno l’incremento medio della superficie forestale europea è di 661.000 ettari, un territorio grande 2 volte la Valle d’Aosta. Considerando la produzione mondiale a base di legno, l’industria cartaria ne utilizza solo il 10%, il resto viene impiegato in altri settori, come quello del mobile.

L’alluminio.
L’alluminio in natura è estratto dalla bauxite, minerale molto comune (costituisce circa l’8% della crosta terrestre).
L’alluminio ha buone proprietà, è leggero ma resistente agli urti, durevole, atossico, a-magnetico, resistente alla corrosione ed è per questo che il suo impiego spazia in tantissimi settori: dall’edilizia all’ingegneria aeronautica, dal microchip al veicolo spaziale, dall’automobile agli arredi, dalle linee elettriche esterne o interrate, agli imballaggi. Gli imballaggi in alluminio garantiscono infatti ottime prestazioni con minimo peso, si prestano ad ogni tipo di personalizzazione e di informazione ed inoltre permettono un ottimo effetto barriera che protegge il contenuto da luce, aria, umidità. Queste proprietà permettono lunghi periodi di conservazione senza far perdere la qualità ai prodotti.
Gli imballaggi in alluminio possono essere riciclati molte volte, determinando così un rilevante risparmio in termini di energia.
Gli imballaggi di alluminio arrivano all’impianto di separazione e di primo trattamento dove, grazie ad un particolare separatore, vengono divisi da eventuali metalli magnetici come il ferro, o da altri materiali come il vetro, la plastica, ecc... Sono poi pressati in balle e portati alle fonderie, dove, dopo un controllo sulla qualità del materiale, vengono pretrattati a circa 500° per liberarli da altre sostanze estranee. La fusione avviene poi in forno alla temperatura di 800°, fino a ottenere alluminio liquido che viene trasformato in lingotto. L’alluminio riciclato da questo processo è di qualità identica a quella originale e viene impiegato in edilizia, nella meccanica e nei casalinghi, oltre che nel settore degli imballaggi. Riciclare l’alluminio consente di risparmiare il 95% dell’energia necessaria per produrlo dal minerale. Circa la metà della produzione mondiale di acciaio viene da riciclo.

CURIOSITA’
Occorrono 640 lattine per fare un cerchione per auto. - Con 150 lattine si può realizzare una bici da competizione. - Con 3 lattine si realizza un paio di occhiali. - Dal riciclo di 800 lattine per bevande si ottiene una city-bike. - Bastano 37 lattine per fare una moka da 3 tazze e che quasi tutte le moka prodotte in Italia, circa 7 milioni di pezzi all’anno, sono di alluminio riciclato. - 640 lattine possono servire per fare 1 cerchione per auto. - Con 130 lattine si fa un monopattino.

La frazione organica.
Il rifiuto umido, o frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), è costituito da scarti alimentari e di cucina e altri rifiuti facilmente biodegradabili, quali fondi di caffè, trucioli di legno, tappi di sughero, fiori e foglie secche ecc. La frazione organica rappresenta circa un terzo dei rifiuti domestici ed è molto importante raccoglierla separatamente perché: 1-può essere avviata a riciclo così da produrre compost 2- rende più facilmente riciclabili gli altri rifiuti 3- diminuisce la frazione indifferenziata dei rifiuti La seconda vita La frazione organica dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata o i residui organici delle attività agro-industriali sono trasformati in ammendante compostato noto come "Compost di qualità", tramite il processo di compostaggio. Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell'ambiente.
Si tratta di un processo aerobico di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate e che permette di ottenere un prodotto biologicamente stabile in cui la componente organica presenta un elevato grado di evoluzione; la ricchezza in humus, in flora microbica attiva e in microelementi fa del compost un ottimo prodotto, adatto ai più svariati impieghi in agricoltura o nelle attività di florovivaismo. La frazione organica che deriva dal trattamento dei rifiuti indifferenziati viene avviata a sistemi di trattamento meccanico-biologico per la produzione della Frazione Organica Stabilizzata (FOS) da impiegare in usi diversi non agricoli, quali l'impiego per attività paesaggistiche e di ripristino ambientale (es. recupero di ex cave), o per la copertura giornaliera delle discariche.

I rifiuti indifferenziati.
In questa frazione dei rifiuti solidi urbani rientrano tutti quei rifiuti che non possono essere raccolti in maniera differenziata per avviarli al riciclo! Sono rifiuti indifferenziati ad esempio gli spazzolini da denti, la lettiera del gatto, i cocci di ceramica o i mozziconi di sigaretta. Anche questa frazione viene trattata prima di essere definitivamente smaltita; i rifiuti indifferenziati sono infatti sottoposti ad un processo di selezione che ha la funzione di separare la parte ad alto potere combustibile (il cosiddetto CCS) dalla frazione umida del rifiuto indifferenziato e dai materiali recuperabili, quali quelli ferrosi. Il CSS è utilizzato per produrre energia in impianti dedicati (i termovalorizzatori) mentre la frazione umida viene stabilizzata (FOS) ed utilizzata per la copertura delle discariche o in attività di recupero ambientale. In questo modo si attua il processo di RECUPERO. I rifiuti non recuperabili in altro modo sono destinati allo SMALTIMENTO in DISCARICA, dopo essere stati sottoposti ad un processo di STABILIZZAZIONE.

Altre tipologie di rifiuti.
Tra i rifiuti urbani, oltre agli imballaggi, la frazione organica ed i rifiuti indifferenziati, possono esserci altre tipologie che è bene conoscere per sapere come vanno smaltiti. In particolare, si distinguono i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – RAEE; gli oli usati, minerali e vegetali, gli pneumatici e gli ingombranti. Una particolare tipologia è costituita dai RIFIUTI URBANI PERICOLOSI in cui rientrano le pile e batterie usate ed i farmaci scaduti.

Oli vegetali usati.
Sono tutti gli oli vegetali di origine alimentare (olio di frittura ad esempio) che una volta utilizzato deve essere smaltito correttamente per non creare inquinamento. Se è invece raccolto correttamente può essere recuperato e destinato alla produzione di grassi e saponi. Gli oli alimentari esausti sono inviati a ditte specializzate nel recupero di tali materiali.
L’olio vegetale dopo una prima lavorazione che elimina tutte le impurità può essere trasformato in additivo per il gasolio (biodisel), in glicerina da utilizzare nell’industria dei saponi e dei cosmetici oppure in lubrificante a base vegetale.
La nostra scuola ha aderito all’iniziativa “Olimpiadi” promossa da una società di recupero rifiuti (Papa Ecologia) e patrocinata dal Comune di Macerata Campania.
L’iniziativa consiste nell’istituzione di un punto di raccolta degli oli esausti presso la nostra scuola. Gli alunni potranno portare presso tale punto gli oli prodotti a casa (ma anche quelli prodotti a casa di nonna, di zia e/o di altri parenti e amici!). Chi raccoglierà e, quindi, conferirà la maggiore quantità di olio esausto sarà premiato.
·         Al primo classificato andrà un buono di 30€ da spendere presso un supermercato o in cartolibreria
·         Al secondo classificato un buono da 20€
·         Al terzo un buono da 10€

Quanto impiegano i rifiuti a degradarsi?




Dall’osservazione di questa tabella risulta evidente il motivo per cui NON si abbandonano i rifiuti nell’ambiente!



La Raccolta Differenziata (RD) nel nostro comune
L’Osservatorio Regionale Rifiuti (ORR) della Regione Campania pubblica annualmente i dati della raccolta differenziata in tutti i comuni della regione.
Abbiamo analizzato quelli relativi al comune di Macerata Campania e ai comuni limitrofi (dati raccolta differenziata - anno 2018) e, successivamente, messo in grafico le percentuali di RD.
La linea nera sul grafico rappresenta l’obiettivo del 65% che secondo la normativa doveva essere raggiunto nel 2012.
Dal grafico si evince che il comune di Macerata C. è bel al di sotto l’obiettivo normativo, così come Portico ed altri comuni.
Solo Capodrise, Marcianise e Recale superano il 65% di RD.

 








Possiamo fare ancora qualcosa per ridurre i nostri rifiuti e per tutelare l’ambiente...?
·        NON disperdiamo nell’ambiente i nostri rifiuti (anche la carta di una caramella inquina!)
·         Scegliamo prodotti con meno imballaggi
·         Usiamo stoviglie riutilizzabili
·         Beviamo acqua del rubinetto
·         Acquistiamo detersivi alla spina o ricariche
·         Preferiamo il vuoto a perdere
·         Utilizziamo borse in stoffa per la spesa
·         Utilizziamo batterie ricaricabili
·         Scambiamo libri e giochi invece di buttarli via
·         Regaliamo i vestiti che non vanno più bene
·     Facciamo sempre la raccolta differenziata: separiamo correttamente e riduciamo il         volume dei rifiuti