giovedì 28 aprile 2022

Il biscotto bruciato



Quando ero piccolo, a mia mamma piaceva preparare come cena ciò che solitamente si mangia a colazione.  Quella sera, una lunga e dura giornata di lavoro, mia mamma mise davanti a mio padre un piatto di uova,  salsiccia e biscotti estremamente bruciati. 
Io aspettavo in silenzio per vedere se qualcuno se ne fosse  accorto! Mio padre prese il suo biscotto, sorrise a mia madre e mi chiese com'era andata la mia giornata a  scuola. Non ricordo cosa gli ho detto, ma ricordo benissimo di averlo visto spalmare burro e marmellata su quel  brutto biscotto bruciato. Mangiò ogni boccone senza scomporsi e senza pronunciare una parola al  riguardo! Quando mi alzai dal tavolo quella sera, mia madre si scusò con mio padre per aver bruciato  i biscotti, e non dimenticherò mai quello che rispose mio padre: “Tesoro, adoro i biscotti bruciati di tanto in  tanto!
Più tardi quella sera andai a dare il bacio della buonanotte a papà e gli chiesi se gli piacevano davvero i suoi  biscotti bruciati. Mi abbracciò e mi disse: “Tua mamma ha passato una dura giornata di lavoro oggi ed è  davvero stanca, e poi un biscotto bruciato non ha mai fatto male a nessuno!
Quando sono cresciuto, ci ho  pensato molte volte. La vita è piena di cose imperfette e persone imperfette. Non sono il migliore in quasi  nulla, e dimentico compleanni e anniversari proprio come tutti gli altri. Ma quello che ho capito nel  corso degli anni è che imparare ad accettare i difetti e scegliere di celebrare le differenze è una delle chiavi  più importanti per creare una relazione sana, in crescita e duratura. Questa è la mia preghiera per te oggi:  che imparerai a prendere le parti buone, cattive e brutte della tua vita e metterle da parte. Potremmo  estenderlo a qualsiasi relazione. In effetti, la comprensione è la base di ogni relazione, che si tratti di  marito-moglie o genitore-figlio o amicizia. Non mettere la chiave della tua felicità nella tasca di qualcun altro, tienila nella tua. Quindi, per favore, passami un biscotto e sì, quello bruciato andrà bene. Sii più  gentile del necessario perché tutti quelli che incontri stanno combattendo un qualche tipo di battaglia.


lunedì 18 aprile 2022

Il potere dei sogni



Quanto potere possono avere i sogni? Lo scopriamo nella novella dell’ottava giornata.
Giulia era una ragazza che amava la danza classica, passava ore ed ore a vedere video di famose ballerine che danzano come farfalle ma questo sogno si scontrava sempre con le sue realtà, quelle troppo pesanti: i suoi chili di troppo e una madre troppo ingombrante che cercava di proteggerla da quel sogno. 
Un pomeriggio decise di provare ad entrare in una scuola di danza per chiedere delle informazioni, anche se sapeva già come sarebbe finita, ed ebbe ragione.
Giulia disse: “Salve, vorrei iscrivermi al corso di danza classica”
Insegnante: “Mi dispiace, non sei idonea”
Giulia: “Ok, grazie lo stesso, arrivederci!”
Quelle parole rimbombavano nella mente di Giulia ed erano pesanti come macigni. Tornò a casa, si buttò sul letto e si addormentò con gli occhi gonfi di lacrime e quelle parole che risuonavano continuamente nella testa.  Tuttavia furono proprio quelle parole a farle fare il sogno più bello che avesse mai fatto: sognò  di essere una ballerina in un teatro famoso e danzava davanti a tutti, con i suoi movimenti eleganti, leggeri e belli, mentre gli spettatori continuavano ad applaudirla. Quel sogno, però, durò poco e quando si risvegliò tutto ritornò alla normalità.
Corse giù in lacrime dalla madre che appena la vide le chiese: “Giulia, cos’hai?” E la ragazza rispose: “Perchè proprio a me? Perchè non mi hai fatta più magra?”
E la madre: “Ognuno di noi è perfetto a modo suo, abbiamo tutti i nostri difetti, e alcuni di essi si possono anche correggere se si vuole, naturalmente solo per se stessi e mai per piacere agli altri"
Giulia: “In che senso?” “Devi rinascere!” rispose la madre.
Giulia riflettè molto su quelle parole, così capì che doveva essere prima lei a voler cambiare. E così da quel giorno la sua vita cambiò. Cercò di modificare la sua alimentazione inserendo cibi sani, decise anche di allenarsi e qualche volta andare a fare delle passeggiate con le sue amiche.
Passarono un paio di mesi, fino a quando non si fece coraggio e rientrò in quella scuola in cui era stata rifiutata. “Salve, vorrei iscrivermi al corso di danza classica”.
L'insegnante la osservò a lungo e la riconobbe. “Certo, puoi iniziare anche domani”.
Giulia passava ore in quella sala da ballo, tornava a casa esausta, ma felice. Stava lì e provava, provava ma il suo sogno non si era avverato del tutto.
Un giorno la sua insegnante le chiese se avesse voluto partecipare ad un concorso fuori città, il premio sarebbe stato esibirsi con un ballerino famoso in uno spettacolo molto importante. Giulia, senza esitare un attimo, accettò.
La mattina della partenza venne a prenderla la sua insegnante. Giulia salutò la madre con le lacrime di felicità ma allo stesso tempo con una certa preoccupazione in viso.
“Giulia, comunque andrà, tu la tua vittoria l’hai avuta” cercò di rassicurarla la madre.
Giulia: “Non ancora, mamma!” E andò via.
Quando arrivò il momento dell’esibizione al provino, le gambe tremavano, aveva paura, ma nella sua mente iniziavano a scorrere le immagini di ciò che aveva passato: il dolore, la fatica in quella sala, e improvvisamente tutta la paura scomparve. Salì su quel palco e iniziò a ballare con movimenti belli, eleganti e perfetti. I giudici rimasero senza parole.
Passarono due settimane da quando aveva partecipato al provino e oramai tutta la sua speranza era svanita, fin quando sua madre non le portò una lettera.
“Giulia, c’è una lettera per te” le disse.
“Per me? Chi la manda?”
“Il teatro dove ti sei esibita”
“Aprila tu, io non ho il coraggio”
La madre esitò un po’ all'inizio, ma poi l’aprì: tra cento ragazze fu scelta lei, quella era la sua vittoria!
Giulia da quell'esperienza capì che a volte i sogni restano tali solo se non si seguono; quando si decide di inseguirli e farli avverare, ci si rende conto che da svegli sono ancora più belli!
 
Classe II C
 

Amicizia solidale



Samuele, un ragazzino di quindici anni, veniva da una famiglia molto povera, infatti viveva in una casa che gli era stata donata dal Comune. Non indossava abiti firmati, non aveva uno zaino alla moda, aveva una bicicletta e in più andava a scuola a piedi anche quando pioveva. Aveva pochissimi amici ed era spesso preso in giro per il suo modo di vestire. Il ragazzino, cercava in tutti i modi di farsi apprezzare dagli altri, grazie alla sua simpatia e alla sua intelligenza; non perdeva occasione per fare qualche battuta ed era sempre disponibile ad aiutare gli amici che non erano bravi a scuola. 

Alcuni ragazzi, approfittavano della sua disponibilità, ma non lo invitavano mai né per una partita di calcio né per una semplice passeggiata. Un giorno, Samuele ricevette una visita inaspettata. Quando aprì la porta, si trovò davanti Francesco, un ragazzo di buona famiglia. Tutti furono meravigliati nel vederlo e per qualche istante restarono senza parole. Francesco, subito iniziò a parlare, mettendo tutti a proprio agio. Egli aveva con sé delle buste piene di abiti nuovi, scarpe firmate e uno zaino nuovo per la scuola. 

Dopo un po', invitò Samuele a prepararsi per andare a fare un giro insieme. Gli fece conoscere tutti i ragazzi del suo gruppo che però inizialmente non presero bene questa cosa. Nei giorni seguenti, Francesco, anche a costo di mettersi contro i propri amici, fece di tutto per far accettare nel gruppo anche Samuele. Francesco disse che non era giusto escludere un ragazzo solo per la sua posizione sociale o per il suo modo di vestire ma era giusto apprezzarlo per la sua simpatia e generosità. Da quel giorno, Samuele venne accettato dal gruppo e iniziò finalmente ad uscire e a divertirsi. 


Classe II E


domenica 3 aprile 2022

Felicità e piccoli gesti

Era giunto un nuovo giorno e quindi il momento di raccontare una nuova novella. “L’argomento della novella di oggi sarà la felicità!”, disse la regina del giorno e pian piano tutti raccontarono la propria storia, prima fra tutti il saggio Giovanni.

Matilda era una giovane ragazza che viveva in un piccolo paese e, nonostante la vita non fosse per lei facile, un sorriso era sempre stampato sul suo volto.

La sua situazione familiare non era felice, apparteneva ad una famiglia povera costretta a soffrire per sopravvivere.

Appena rientrata a casa, Matilda venne rimproverata dalla madre: “È mai possibile che hai dimenticato di nuovo le pere? La prossima volta ci mando tuo fratello più piccolo a fare la spesa che di sicuro è più bravo di te!”

“Hai ragione, mamma, ora le vado a comprare”. Matilda dava sempre ragione ai genitori perché sapeva che non pensavano davvero che lei fosse inutile e che era solo la situazione a portarli ad innervosirsi, ragion per cui non dava molto peso alle loro parole anche se ci rimaneva male. In cuor suo sperava che le cose potessero migliorare.

A quel punto, arrivata dal fruttivendolo, chiese subito: “Scusate, avete delle pere? Prima ho dimenticato di prenderle”.

Il fruttivendolo le rispose: “Oh, mi dispiace, ho appena dato le ultime ad una signora però, se volete, potete passare domani, sicuramente le avrò”

“Ah vabbè, non fa niente, non si preoccupi, andrò da qualcun altro”

Matilda girò per ore ed ore ma nessuno che avesse pere; “come poteva essere possibile?”, si chiedeva tra sè e sé. Fu quindi costretta a tornare a casa senza pere ed era pronta alla ramanzina della madre. Fece il giro lungo per tornare più tardi in modo da prendere un po' di tempo. Quando tornò vide il fratellino sulla porta, aveva un sacchetto in mano e, appena la vide, glielo consegnò dicendo: “Tieni, sorellona! Così la mamma non ti sgrida”. Matilda aprì in fretta il sacchetto. Incredibile!! Dentro c’erano le pere!! La fanciulla era contentissima perché la mamma non l’avrebbe sgridata, si avvicinò al suo fratellino, lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio: “Grazie, non lo dimenticherò”. A quel punto, tenendo il fratellino in braccio entrò in casa e disse a gran voce: “Ecco qui, mamma, le pere che mi avevi chiesto!”

Quel giorno Matilda fu molto contenta.

A volte la felicità non dipende da grandi cose ma da piccoli gesti quotidiani, anche se apparentemente insignificanti!


Classe II C, plesso Pascoli