#700DANTE
LUOGHI, PERSONAGGI, PAROLE
Continuando il nostro
viaggio alla scoperta dei luoghi campani presenti nell’opera dantesca, ci
ritroviamo nel secondo regno dell’Oltretomba: il Purgatorio. Qui, precisamente
nel terzo canto, viene citata la città di Benevento, scenario della famosa
battaglia tra fra Carlo I d'Angiò e Manfredi di Svevia, battaglia che segnò il
tramonto della potenza sveva in Italia e l'inizio del predominio angioino al
sud. Manfredi
si era portato da Capua a Benevento, facendo avanzare l'esercito. Una parte dei
suoi cavalieri, sotto la guida dei conti di Caserta e di Acerra, abbandonò il
campo venendo meno alla fede giurata; Manfredi cadde valorosamente durante il
combattimento.
Battaglia di Benevento (26 febbraio 1266)
Purgatorio, Canto III,
VV. 112-129
Poi
sorridendo disse: Io son Manfredi 112
nipote di
Gostanza imperatrice;
und’io ti
prego che, quando tu riedi,
vadi a mia
fillia bella, genitrice 115
dell’onor di
Cicilia e di Ragona,
e dichi a
lei il ver, s’altro si dice.
Poscia ch’io
ebbi rotta la persona 118
di du’ punte
mortali, io mi rendei
piangendo a
Quei che volontier perdona.
Orribil
furon li peccati miei;
121
ma la Bontà
infinita à sì gran braccia,
che prende
ciò che si rivolge a lei.
Se il Pastor
di Cosenza, che a la caccia 124
di me fu
messo per Clemente, allora
avesse in
Dio ben letta questa faccia,
l’ossa del
corpo mio sariano ancora 127
in co del
ponte, presso a Benevento,
sotto la guardia della grave mora.
Purgatorio,
Canto III (Dante incontra Manfredi di Svevia)
PARAFRASI
Proseguì
quindi sorridendo: “Io sono Manfredi, nipote dell’imperatrice Costanza; e
perciò ti prego, quando tornerai nel mondo dei vivi, di andare dalla mia bella
figlia, madre dei due re di Sicilia e di Aragona, a raccontarle la mia vera
storia, se viene raccontata un’altra versione.
Dopo
che il mio corpo subì queste due ferite mortali, io affidai la mia anima,
piangendo per il pentimento, a Dio, lui che è sempre disposto a perdonare.
I
peccati che commisi in vita furono orribili; ma l’infinità bontà di Dio ha
delle braccia tanto larghe che abbraccia chiunque si rivolga a lei, perdona
chiunque si penta realmente.
Se
il vescovo di Cosenza, che fu mandato in cerca del mio corpo da papa Clemente
dopo la mia morte, avesse ben compreso questo aspetto di Dio, le ossa del mio
corpo si troverebbero ancora all’estremità del ponte presso Benevento, custodite
dal quel pesante mucchio di pietre che le ricopriva.
Benevento
Nel corso del canto III Dante utilizza un termine che ha assunto significati diversi col passare dei secoli: contumacia.
Sapete qual è il
significato di tale termine ai tempi di Dante? Esso indicava la disubbidienza
che nasce dalla superbia: specificamente, il non piegarsi, nonostante la
gravità della scomunica, all'autorità della Chiesa.
Oggigiorno, invece,
questo termine assume un nuovo significato ed è impiegato in ambito giuridico.
Esso, infatti, nel diritto penale, indica l’astensione dell’imputato, citato in
giudizio, dal comparire al dibattimento processuale.
Link sitografici di
riferimento:
https://divinacommedia.weebly.com
https://it.pearson.com/aree-disciplinari/italiano/dante-alighieri-700.html#occhi
https://www.treccani.it/vocabolario.it
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