SHOAH&ATTUALITA’
Ormai tutti conosciamo il
significato del termine “SHOAH” che indica lo sterminio della popolazione ebraica
e con loro anche omosessuali, zingari, prigionieri di guerra o chiunque
inquinasse la “razza” ariana, la sola che tollerava Adolf Hitler.
A volte questa storia, la
storia che leggiamo sui libri, ci sembra lontana anni luce e si pensa che tale
catastrofe sia solo un ricordo, e che quando moriranno anche gli ultimi
sopravvissuti non se ne parlerà più. Non mi sento di paragonare un genocidio
con la cosiddetta “questione migranti” ma semplicemente voglio sottolineare
alcuni aspetti comuni ad entrambi.
Se fino al secolo scorso
l’immagine che appariva alla mente era quella dei treni pieni di deportati, ora
basta accendere la televisione che ci troviamo a nuotare nel Mediterraneo
guardando con occhio passivo i gommoni di migranti, se non addirittura i
cadaveri di chi non è arrivato alla meta sperata. Il contesto è completamente
diverso, ma l’indifferenza rimane la medesima.
Non si reagisce più con la
parola e allora preferiamo ignorare quello che accade intorno a noi perché non
ci riguarda in prima persona, la tragedia è degli altri.
Forse dovremmo iniziare a
chiederci: chi sono questi altri? E chi ci dice che un giorno non lo
diventeremo noi? In realtà lo siamo già stati, perché furono gli stessi
italiani ad emigrare in America in cerca di lavoro.
Un altro punto importante è
il linguaggio.
Gli ebrei non venivano
considerati neanche delle persone, erano stati esclusi con le leggi razziali
dalle scuole, dal lavoro nonché dall’intera società. Oggi le persone che,
talvolta con disprezzo, accogliamo nel nostro paese vengono etichettate come
ladri o criminali, venuti a “rubare” il lavoro e definiti da noi stessi solo un
numero di cui sbarazzarci, che nel 2015 ha raggiunto il picco. Numeri come
quelli che marchiavano a vita la pelle dei detenuti nei campi di
concentramento.
Una storia molto
commovente risale proprio a quell’anno: il ragazzo morto nel cimitero blu con
la pagella cucita nella tasca. Questa notizia è stata oggetto di discussione
solo in questi giorni, grazie alla struggente vignetta che ha fatto il giro del
web. “Tutti dieci…una perla rara” questo il commento dell’animale marino alla
lettura dei voti del giovane, che voleva dimostrare di essere bravo, degno di
stare in Italia.
E come ribadiva Primo
Levi le parole che Dante Alighieri riporta nell’inferno e fa dire da Ulisse ai
suoi compagni, anche noi dobbiamo sensibilizzare le nuove generazioni alla
memoria, al ricordo delle nostre origini perché siamo stati creati per
praticare “virtù e conoscenza” e abbiamo dalla nostra la natura del buon senso;
abbiamo la possibilità di schierarci dalla parte di ciò che è bene, comprendere
perché lo è, non avendo paura di scontrarci per far valere i diritti di ogni
uomo, gli stessi per ogni religione, paese o etnia. Perché la vittoria più
grande sarà quando tutta l’umanità riconoscerà nel diverso suo fratello e si
renderà conto che esiste una sola razza, quella umana.
Margherita Caroprese, 3 B
Bravi ragazzi.. E poi la storia del bimbo con la pagella strappa il cuore!
RispondiEliminaBravissima come sempre
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