LETTERA SULLA SHOAH
3 giugno 1944, campo di concentramento di Auschwitz
Cara
Giorgia,
è da
tempo che non ci sentiamo, motivo per cui ho deciso di scriverti. Inizialmente
non avevo la forza di farlo, ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno che mi
sappia ascoltare, come sai fare solo tu.
Non
so se riuscirai a leggere questa lettera perché in questo momento mi trovo in
una situazione che non so nemmeno io spiegare.
Nel luogo
in cui mi trovo da quasi cinque mesi, ossia il campo di concentramento di Auschwitz,
io e i miei compagni "di avventura" siamo costretti a lavorare
duramente tutto il giorno a causa dei nazisti. Nonostante io abbia solo 14 anni
sono costretta a fare lavori estenuanti.
Durante
la selezione, che è avvenuta quando siamo arrivati in questo luogo, quegli
uomini senza scrupoli mi hanno diviso da mia madre, mio padre e il mio
carissimo fratellino Peter, a cui voglio bene con tutta l'anima.
Non
passano giorni in cui la paura non mi affligga. Ho paura di essere scelta dalla
morte. Ho paura dei nazisti, uomini che se trovano l'occasione per ucciderti,
non ci pensano due volte.
In
questo momento ho il desiderio di andare in bicicletta con il vento che mi spettina
i capelli e di parlare e scherzare con te di quanto erano orrendi i vestiti
della nostra vicina.
Ora
la persona con vestiti orrendi sono io. Indosso un pigiama a righe con un
numero inciso sopra... un numero...siamo tutti dei numeri!
Siamo
così tanti che i nazisti non sanno i nostri nomi, ci identificano in questo
modo.
La
nostra alimentazione è sempre povera. Possiamo mangiare solo del pane e della
zuppa, che è a dir poco disgustosa per i miei gusti.
Mi
sento in trappola come un uccellino chiuso in gabbia.
Vorrei
rivedere la mia famiglia e i miei amici. Vorrei andare a scuola e vivere una
vita come quella prima della guerra.
Non
so se ci sarà un dopoguerra, ma so che la vita ha giocato un brutto scherzo per
noi ebrei.
A
presto amica mia, la tua Sara.
Miriam Musone, Mariangela Capuano, Davide Simeone, Luisa Viggiano, 2 A
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